Caro Kaos,
anzitutto complimenti per la tua disponibilità al ragionamento e alla sincerità con cui esponi i tuoi pensieri. Sono lieto di darti delle indicazioni in merito, ferma restando la premessa che questo non è il mezzo che porta alla risoluzione di alcun problema. Risolvere il problema esistenziale è possibile, ma non certo né con questo mezzo, né con questo sistema.
Dal tuo scritto emergono molte contraddizioni, e sulle contraddizioni non è possibile fondare alcuna sicurezza. Lo scopo della mente umana, la sola cosa davvero importante che caratterizza l’individuo, è quello di eliminare ogni e qualsiasi tipo di contraddizione. Questo è lo scopo della mente, che a questa eliminazione perviene attraverso la funzione del ragionamento, per cui ogni cosa deve necessariamente essere “razionalizzata”. Questa affermazione può ingenerare equivoco, fermo restando che la “cultura” ha falsificato il senso delle parole. La razionalizzazione del pensiero non è un sinonimo di “positivismo” volteriano; ma rappresenta “l’estrazione logica dell’assoluto”, perifrasi che è, questa sì, sinonimo di “Verità”.
Penso che avresti apoditticamente dovuto chiedermi “Come si arriva alla Conoscenza della Verità”, perché, dato per assodato che la Verità esiste, una volta trovata con il “come”, ti saresti risposto da solo alle domande: “ora che hai questa Conoscenza, come la usi, cosa ti ha dato, a che ti serve?”.
La Conoscenza non è un qualcosa che si travasa, ma un’esperienza che si matura non solo “interiormente”, ma interiormente ed esteriormente” al tempo stesso, perché l’individuo non vive in un ambiente asettico, ma in un contesto di relazione che lo trova costantemente a contatto con la menzogna dalla quale deve sapere distinguere la Verità. Risponderti è fin troppo facile, ma a te non servirebbe a nulla: la Conoscenza, la uso in tutto, mi ha dato tutto, e mi serve in tutto. Questo, purtroppo, a te non dice niente, perché potresti capire questa mia affermazione solo una volta che tu venissi a trovare esattamente in questa condizione, in questo stato dell’essere, in questa “Conoscenza Cosciente”. Come tu dici, la nostra mente “teme quello che non conosce”; ma la Conoscenza non è solo “una via di fuga dalla paura del vuoto che è in noi”; essa fa conoscere la natura del “presunto vuoto” che è in noi, e in questo riconoscimento il presunto vuoto viene sostituito istantaneamente da un “effettivo pieno”. Il “livello in cui viviamo è pericoloso” soltanto se la mente, come nella stragrande maggioranza dei casi avviene, “rifiuta ciò che non conosce… di cui ha paura e c’impone la sua paura”. Accettare di affrontare quello che non si conosce per conoscerlo e farlo proprio (questo chiamasi “buona volontà”), elimina il pericolo, elimina la paura del pericolo, e rende la sicurezza della certezza. È quello che dicesi “eliminazione del dolore”, ovvero (giusto il significato del vocabolo) dalle conseguenze del “dolo”, idest dell’errore.
La Conoscenza, quella ovviamente con la “C” maiuscola, non la cultura che ne è l’antitesi, non ci limita affatto, perché la mente umana non è fatta per restare nel limite del culturalmente conosciuto, ma per spaziare nel “trascendentalmente assoluto”… e non ci conviene affatto “gettarci nelle spiegazioni logiche e nelle certezze scientifiche [della cultura] perché danno sicurezza”, in quanto è vero proprio il contrario, esse sono false e artatamente studiate per far sì che l’uomo non abbia mai sicurezza, bensì resti nella “speranza”, e in questa speranza faccia tutto ciò che gli viene imposto, in una davvero mera illusione che sia lui a fare le proprie scelte in libertà.
La libertà, la vera libertà, è quella di cui ti sto parlando, quella che rende l’individuo signore e padrone di se stesso e dell’intero universo. Seguo il tuo consiglio e penso a “quanto di veramente nostro ci appartiene”. Tu ti rispondi “NULLA”; il mi rispondo “TUTTO”. Io non sono “una spugna che assorbe indiscriminatamente i pensieri di chi è arrivato prima di noi”, non li custodisco gelosamente, non li faccio miei, non adatto la mia vita alla loro direzione, mi guardo bene dall’immolarmi per i loro ideali, che tali non sono, e ci puoi scommettere che non muoio per essi… chi fa così, come tu stesso dici, è ridicolo… “il problema è che non ne siamo nemmeno consapevoli” - dici tu – Il problema è che non abbiamo la buona volontà di volerne diventare consapevoli, dico io nei vostri confronti, perché io, questa “buona volontà” l’ho avuta, ho raggiunto la piena consapevolezza, mi sono sottratto al ridicolo, e mi sono impadronito del tutto… ma non perché mi è stato travasato o regalato, perché ho lottato per questa conquista e il tutto, finalmente mi si è dato in guiderdone, come è giusto che sia, per qualsiasi “uomo di buona volontà”.
È vero che “è tutto un sistema di scelte”; ma queste scelte non sono “dettate da inganni della mente”, ma inganni altrui creduti per veri; perché la mente è la sola cosa che non inganna l’individuo, rappresentando originariamente la sola garanzia per risolvere ogni tipo d’inganno. Non è la mente ad ingannare, ma il cattivo uso fatto della mente proprio da coloro che pensano che la mente voglia ingannare il suo portatore, il che è una bestialità, nonché, a rigor di logica, una contraddizione in termini. La mente è la sola speranza dell’individuo, che non deve mai permettersi di abdicare ad essa, sostituendola con la cecità fideistica, perché è la sola che gli consente di pervenire alla “razionalizzazione della Verità, “CHE contrariamente alla tua “opinione” PUO’ E DEVE ESSERE RAZIONALIZZATA”, Così come “PUO’ E DEVE ESSERE RAZIONALIZZATO IL PERCORSO CHE CI CONDUCE A DIO”, per il semplice fatto che Dio non è una ectoplasma che sta da qualche parte, esteriormente, in attesa che l’uomo lo raggiunga in qualche modo, scelto fantasiosamente e diversamente da ciascun individuo; ma è la nostra stessa Mente con tutta intera la sua infinita potenza; e quando noi abbiamo santificato, idest “sanato”, la nostra mente, riscattandola dalla sudditanza all’errore, quello è il momento in cui abbiamo completato il percorso che ci conduce a Dio, perché abbiamo perfettamente riconosciuto Dio in noi stessi, il che è il solo e unico scopo della vita umana, il solo, come tu dici “raggiungimento della meta”.
Ed è evidente che, raggiunto quel momento: “TUTTO CI APPARTIENE”.
Tu non hai chiesto “COME” si giunge alla Conoscenza della Verità, perché sei dell’opinione che “NESSUNO CE LO PUÒ INSEGNARE”. Purtroppo nessuno nasce “imparato” e, se è vero, come tu dici, che “la verità arriva quando meno te lo aspetti”, è pur vero che , se non la sai riconoscere, non te ne accorgi proprio del suo arrivo, e così la perdi; in realtà essa ti sta passando accanto proprio adesso, ed è evidente che tu non la riconosci, vieppiù perché il pregiudizio che è in te si difende strenuamente e non intende essere facilmente estromesso.
Anche la Verità, sinonimo di Dio, non è un elemento che esiste esteriormente, ma è costantemente presente in ciascuno di noi, e talora si fa strada tramite la resipiscenza; ma se non si possiede la Conoscenza necessaria a “riconoscerla”, si resta nell’errore, oppure ci si trasferisce da un errore all’altro senza soluzione di continuità. Il cammino da fare è quello che porta alla “Conoscenza razionale della Verità”, e a questo traguardo è necessaria l’assistenza di una giusta guida, che non sia un travasatore di nozioni, un plagiatore dei singoli o delle masse, ma sia un vero Maestro, senza la cui accorta guida, tu, la Verità, o comunque quello che pensi di voler cercare, non lo troverai mai.
Come già ti dissi, l’unicità originale del Tutto, da cui si evince l’unicità pleonastica della Verità, non consente alternative al percorso da farsi per raggiungerla: questo percorso è perfettamente adattabile, idest consono, a tutti indistintamente gli uomini, che identici sono tra di loro nei confronti del Principio, e che quindi non possono essere oggetto di discriminazione alcuna, specialmente per quanto concerne l’opzione del raggiungimento della salvezza. Un ragionamento diverso è solo la conseguenza di una malintesa ritenzione della libertà individuale e del concetto stesso di libero e di “libero arbitrio”. Ma basterebbe, a smentire la tua affermazione finale, il semplice fatto che non devono essere i Princìpi ad adattarsi alla contingenze, bensì le contingente ad adeguarsi ai Princìpi. Se tu vuoi arrivare a Dio devi adeguarti quindi alla unica e sola Legge che lo consenta, perché ogni altra, o qualsiasi diversa opzione, costituisce una scelta erronea nei confronti di tale Legge.
Mi sento finalmente di affermare che l’insicurezza e la paura che aleggiano con forza nel tuo scritto sono la più evidente e logica conseguenza del tuo rifiuto dell’esistenza delle “verità universali” e delle “certezze assolute”, affermazione gratuita, giammai da alcuno sostenuta con un discorso logico e razionale. Il mondo convenzionale è asfaltato di affermazioni gratuite di questo genere, ed è proprio per questo che il suo funzionamento è quel disastro assoluto che possiamo facilmente constatare.
A proposito: se non esistono in assoluto “verità universali”, non esiste neppure la “verità dell’assoluto presente”, che tu sbandieri quale tua unica consapevolezza: quella di essere “QUI E ORA”.
In verità, non Conoscendo i “principi assoluti” o le “verità universali”, non sai da dove vieni (quindi non conosci il passato), né dove dovresti essere diretto (non conosci il futuro), e, per conseguenza non sai affatto chi sei (dunque ignori il presente, che è l’inafferrabile punto di contatto tra passato e futuro); per cui, la certezza e consapevolezza di essere “QUI E ORA”, con tutto quel che segue, sono solo una tua illusione, del resto facilmente smascherabile.
Forza e coraggio!!!!.....
Pippo_60