00 26/07/2008 01:11
Risposta per Kaos
Come ti avrei già fatto notare, quando si pronunciano delle parole è necessario anzitutto conoscerne il significato prossimo e anche quello remoto. L’“essere felici” non è un’alternativa ad “avere ragione”, ma un’analogia, per meglio dire, una strettissima conseguenza. Infatti la felicità, non quella becera e convenzionale di vincere al lotto, sta proprio “nell’avere ragione”. “Avere ragione” non significa (come tu intendi) dimostrare la propria supremazia dialettica e/o speculativa nei confronti di un altro; significa bensì “possedere la ragione”, dimostrando a se stessi di saperla utilizzare in modo da vincere l’errore e ricondursi alla Verità. La sola felicità, che sia effettivamente degna di chiamarsi tale, è quella conseguente al possesso della Verità, consapevolezza finale che, ad esempio, Dea scambia per presunzione. Scopo finale di ogni iniziazione gnostica è il raggiungimento della Verità, e, chi abbia percorso interamente il difficile sentiero per raggiungerla, non è affatto un presuntuoso nel momento in cui afferma di possederla, bensì uno che ha conseguito tale consapevolezza, che equivale a quella di “conoscere se stesso”. Questo è esattamente quel “conseguimento della felicità”, fine ultimo dell’esistenza umana… ed è del tutto evidente a chiunque, che questo sentiero non lo può certo intraprendere e meno ancora percorrere chi SI ARRENDE...

Pippo.60 [SM=g27959]